La decisione del Presidente Napolitano di nominare due commissioni di saggi, una che elabori prosposte di riforme istituzionali ed una per quelle economiche risponde, a mio avviso, alla logica seguente: spostare al centro del dibattito le “cose da fare”, al posto della “maggioranze politica” che deve farle. Le “cose da fare” immediatamente sono note: riforma elettorale, rimborsi dei debiti della pubblica amministrazione e se c’è tempo, taglio del cuneo fiscale. Ma la “maggioranza politica” non si trova, e non, come sostengono molti opinionisti, per la “miope ostinazione” dei partiti che chiusi in se stessi , ignorerebbero le esigenze del paese. Non si trova per i “numeri” : i sondaggi indicano che il M5S perderebbe circa la metà dei consensi (i delusi da Berlusconi) se appoggiasse un governo filo-PD, il PD ne perderebbe almeno altrettanti se appoggiasse una “grosse koalition” con Berlusconi, mentre il PdL può far di tutto perchè comunque conta solo Silvio. E’ irrealistico chiedere ai partiti di suicidarsi tradendo il mandato dei loro elettori. Dunque Napolitano prende tempo e pensa allo seguente scenario:
- le proposte dei saggi vengono fatte proprie dal governo che chiede i voti al Parlamento;
- PD e PdLvotano a favore delle proposte, ed il PD salvala faccia non avendo fatto un governo con Berlusconi;
- viene eletto un nuovo Presidente
A questo punto il nodo dell’ assenza di una maggioranza politica verrebbe al pettine, e, credo, l’unica via d’uscita sarebbe passare al punto 2 del mio precedente post
Credo si dimentichi un aspetto fondamentale: l'attuale compagine governativa, infatti, è dimissionaria (dal dicembre dello scorso anno), e conseguentemente il suo operato è limitato al solo disbrigo degli affari correnti.
Qualora si facesse parte attiva presentando dei disegni di legge (per quanto "saggiamente" sostenuti), di natura profondamente innovativa (come riforme economico-sociali e/o la stessa legge elettorale), senza prima chiedere la fiducia delle nuove camere, ciò rappresenterebbe un profondo "vulnus" dell'ordinamento costituzionale.
Al momento attuale, il Governo non gode della fiducia delle nuove Camere e quindi non è "pienamente operativo", come la stampa erroneamente riporta. Ripeto: è un governo dimissionario, con operatività molto limitata.
Napolitano deve quindi rimandare Monti alle Camere. Ma mi sembra di capire che la costituzione repubblicana "non vada più di moda" di questi tempi. Non credo sia una buona cosa….
Credo che lei abbia ragione, anche se il commento del Presidente sul fatto che il governo sia ancora in carica non essendo stato sfiduciato mi induce a pensare che il Parlamento potrebbe approvare anche riformenimportanti quali la legge elettorale e poi sciogliersi dopo aver eletto un nuovo capo dello Stato
L'argomento sulla "non sfiducia" utilizzato dal Presidente Napolitano mi sembra onestamente "debole": vero che il Governo Monti non è mai stato sfiduciato dal nuovo Parlamento…. vero anche che non si è mai presentato innanzi ad esso per chiedere la fiducia (confermando, per ciò solo, la sua natura "dimissionaria").
Il Parlamento è, invece effettivamente, nella pienezza dei suoi poteri. Ma incapacitato a legiferare perché, normalmente, le Commissioni permanenti non si costituiscono anteriormente al Governo (perché la maggioranza e l'opposizione non sono ancora politicamente individuate). Tuttavia è altrettanto vero che si tratterebbe (se non erro), di una regola di prassi, quindi dal valore non normativo e quindi derogabile (considerata l'eccezionalità della situazione).
Il disegno di legge elettorale -poi- è argomento squisitamente politico che non necessiterebbe per forza dell'iniziativa governativa (che in ogni caso non potrebbe aver luogo, stante le limitazioni operative dell'attuale compagine): l'elaborato dei "saggi" potrebbe essere presentato da qualsiasi Gruppo parlamentare. Il quale, altresì, dichiarando di "farlo proprio" in Aula ne imporrebbe la calendarizzazione in tempi stretti presso la Commissione competente per materia.
Sui tempi di esame, tuttavia, non so quanto si possa essere ottimisti. Peraltro, la materia è delicata ed il rischio di una "reformatio in peius" è sempre dietro l'angolo (come la legge attualmente in vigore, partorita in fretta e furia alla vigilia delle elezioni del 2006 e dettata da esigenze politiche contingenti, dimostra…..).