Un lettore mi scrive, a proposito del mio ultimo post , sostenendo la diffusa opinione che se si riduce la spesa pubblica il bilancio può peggiorare, perché l’effetto recessivo dei tagli fa calare il gettito delle imposte. Il che equivale a pensare che sia possibile migliorare il bilancio pubblico aumentando la spesa:
“Ma se il moltiplicatore fiscale italiano attuale maggiore di 1, una forte politica anti ciclica sarebbe piu’ che giustificata. E poi non dovremmo preoccuparci di trovare copertura perche’ arriverebbe automaticamente dalla maggiore crescita. Sbaglio?”
Penso proprio di si. Ma dipende da quanto è grande il “moltiplicatore” della spesa pubblica e qui le stime sono molto diverse. Prendiamo il modello “keynesiano” più elementare, dove i consumi delle famiglie dipendono dal reddito disponibile e parte dei consumi vengono spesi in beni importati. In questo schema , il “moltiplicatore”, l’effetto di un aumento di spesa (G) sul PIL (Y) è dato dall’espressione seguente:
in cui t, c, m rappresentano il rapporto tra imposte e PIL; la frazione del reddito disponibile consumata, il rapporto tra importazioni e PIL, rispettivamente. Ora in Italia questo moltiplicatore assume un valore non molto elevato, intorno a 1,17. Ciò significa che per ogni euro di aumento di spesa pubblica, il PIL aumenta approssimativamente di 1 euro e 17 centesimi. Il moltiplicatore è basso perchè le imposte e le importazioni sono alte, e dunque gli effetti moltiplicativi interni sono scarsi (in Italia i parametri assumono approssimativamente i seguenti valori t= 0,45, c=0,9, m=0,35 ).
E gli effetti sul bilancio? L’ aumento di reddito si traduce in maggiori entrate per circa 53 centesimi (=1,17*0,45): dunque ne segue che un’aumento di spesa di un euro peggiora il bilancio di 47 (1-0,53) centesimi!
Dunque, innanzitutto la ringrazio molto per la risposta. Devo dire pero' che rimango della mia opinione. Il perche' e' il seguente.
Pur volendo seguire per semplicita' la strada della Keynesian cross bisogna fare attenzione ai numeri. Per l'Italia t=0.44 (guardi proprio il precedente post nella tabella alla riga pressione fiscale), c=0.91 (nel 2012 la propensione marginale al risparmio e' stata dell'8.9%) ma soprattutto m=0.27 (371,236 miliardi di euro, valori 2012 reali concatenati ISTAT contro i 1.390,275 di PIL). Quindi il moltiplicatore sarebbe di 1.32 e non di 1.17. Se poi assumessimo che la politica espansiva fosse un taglio delle tasse ai piu' poveri che hanno una propensione al consumo piu' alta dalle simulazioni si puo' arrivare ad un moltiplicatore attorno al 1.45.
Tuttavia, tutto questo non conta. Assumiamo che il moltiplicatore sia 1.17. Il punto e' che come lei insegna, le grandezze vanno espresse in relazione al PIL, non nei loro valori nominali. Assumiamo per semplicita' che il debito ed il PIL siano entrambi pari a 100 all'inizio del periodo. Il rapporto debito/PIl e' quindi pari ad 1. Ora assumiamo una politica fiscale espansiva pari ad un 1 euro. Alla fine del periodo il PIL e' di 101.17. Quanto e' il debito? Il debito alla fine del periodo e' di 100.47 ovvero 100+1-0.53 che come ha scritto anche lei nel post arriverebbero da maggiori entrate. Ovvero il rapporto debito/PIL alla fine del periodo sarebbe di 0.99!
Quindi, come le dicevo nel mio precedente intervento, la copertura e' automatica se il moltiplicatore e' maggiore di 1. Chiaro che il discorso e' piu' complicato perche' dovremmo prendere in considerazione altre variabili, soprattutto l'andamento dei tassi ma il risultato di fondo rimane lo stesso.
Aspetto la sua contro-replica, se vorra'. Altrimenti la ringrazio ancora per questa!
A presto.
Da Cambridge, RT.