Dopo la Commissione di saggi nominata da Napolitano nell’interim tra il
tentativo di Bersani e l’incarico a Letta, ecco la nuova Commissione per
le riforme Istituzionali. Cosa dobbiamo aspettarci? Uno sguardo al recente passato è abbastanza illuminante.
Il governo Monti, in una fase di emergenza economica, riuscì inizialmente a strappare ai due maggiori partiti il nulla-osta per la riforma delle pensioni e per altre misure dolorose (Imu). Dopodichè rimase impelagato in estenuanti trattative e di spending review, abolizione delle province, riforme elettorali, privatizzazioni e liberalizzazioni non se ne fece più nulla. Oggi abbiamo alcune nuove circostanze:
- l’emergenza economica sembra allontanata (almeno temporaneamente) grazie alla azione prima dello stesso Monti e poi di Draghi ,
- l’emergenza politica per PD e PdL (l’avanzata irresistibile del M5S) sembra conclusa: nelle comunali la protesta è in larga misura riconfluita nell’astensione.
- la componente “Montiana” dei riformisti è minoritaria (forse pefino dentro “Scelta Civica”).
Queste circostanze suggeriscono che a meno di un’accellerazione nella crisi economica (“spread”) o politica (manifestazioni violente etc.) il governo Letta, nonstante le buone intenzioni e l’impegno del premier, sia destinato all’inconcludenza: impossibile mettere d’accordo PD e PdL su un terreno di riforme economiche/istituzionali in assenza di una qualche emergenza.
In attesa di mettere nel cassetto le proposte dei nuovi saggi, il paese scivolerà verso nuove elezioni, senza neppure una riforma della legge elettorale. Si voterà quando per uno dei due partiti, verosimilmente il PdL, i benefici elettorali attesi delle nuove elezioni supereranno i costi politici di aver provocato la caduta del governo.
Lo scenario potrebbe cambiare se Renzi prendesse in tempi brevi la guida politica del PD, rendendo la scommessa delle elezioni più rischiosa per il PdL, e i costi dell’inerzia maggiori per il PD.
Ma questa è un altra storia…