Per restare in Europa ed evitare il default Monti si prefiggeva obiettivo di coniugare il risanamento dei conti, la crescita e l’equità. Per far questo avrebbe dovuto a) ridurre i costi della politica b) far pagare la crisi a tutti, soprattutto i ricchi e gli evasori, c) riequilibrare le pensioni di giovani e vecchi, d) spostare la tassazione da lavoro e imprese a consumi e la proprietà, e) privatizzare liberalizzare i servizi. Insomma fare in diciotto giorni ciò che i governanti, Berlusconi in testa, non hanno fatto in diciassette anni. Ci è riuscito? In buona parte sì, a) C’è un taglio agli enti locali (abolite le giunte provinciali), e l’accorpamento degli enti previdenziali. Si poteva fare tagliare di più, ma rischiando in Parlamento, b) Il fisco avrà completo accesso ai conti bancari dei contribuenti: tempi duri per gli evasori; c) La riforma delle pensioni cancella l’ingiustizia delle pensioni di
anzianità e ristabilisce il principio contributivo che la pensione è
proporzionale ai versamenti. c) l’IRPEF alla fine non è stata toccata (a parte un piccolo aumento dell’addizionale regionale) mentre le imprese potranno dedurre le spese per il personale dall’IRAP e degli utili reinvestiti; viene ampliato il fondo garanzia del credito alle piccole imprese; la “patrimoniale” è arrivata, con l’ICI e la rivalutazione delle rendite catastali, ma le prime case sono tassate meno. Più difficile, anche se preferibile, sarebbe stato tassare anche la ricchezza finanziaria, che però, a differenza degli “immobili”, può fuggire. Dal punto di vista dell’efficienza la tassa sulla casa è forse la migliore, perché è poco distorsiva ed ha un’ ampia base imponibile. Per l’equità è prevista una franchigia. Tassatiperò i capitali scudati. d) aumenta l’IVA ( 2 punti) sui consumi, e ci sono nuove imposte sui beni di lusso. e) Magrolini finora i capitoli delle dismissioni degli immobili, e si poteva osare di più con le liberalizzazioni (per ora farmacie, orari negozi, pompe di benzina), per esempio con l’abolizione degli ordini professionali. E perché non privatizzare le Fondazioni bancarie? Perché, come per le professioni, si sarebbe rischiato in Parlamento. Mentre le precedenti manovre Berlusconiane erano caratterizzata da un mix di 2/3 più imposte e 1/3 meno spese, il progresso c’è: la manovra Monti è composta di più tasse per “solo” il 56.6% (17 miliardi), mentre 43.4% dei risparmi proviene da minori spese (13 miliardi). Insomma, la manovra non è perfetta, ma quanto di meglio si è visto negli ultimi 17 anni e probabilmente il massimo che questo Parlamento potrebbe approvare.