E’ abbastanza curioso osservare una convergenza di economisti di diverso orientamento (Chicago Blog, lavoce.info) sulla critica alla proposta del governo di Mario Monti di tassare i capitali “scudati” dal ex Ministro Tremonti in ben tre successivi condoni (nel 2001, 2003 e 2009). I beneficiari degli scudi hanno goduto com’è noto di trattamenti privilegiati pagando nei vari episodi aliquote rispettivamente del 2.4, 4 e 5-7% sugli ammontari fatti emergere, quindi non solo non sono state comminate sanzioni agli evasori, ma si sono a questi applicate aliquote irrisorie ed di molto inferiori a qualunque imposta sul reddito da lavoro a da capitale, alla faccia dei contribuenti onesti. Chi oggi si scandalizza della proposta di imporre una mini imposta di bollo dell’1.5% sui capitali scudati lo fa sulla base dell’idea che l’intervento mini la credibilità e la certezza del diritto (urca!). Ora, come è noto a tutti, mantenere gli impegni presi indipendentemente dalle circostanze non è sempre una buona idea, soprattutto nei casi di emergenza (si chiama escape clause nella letteratura economica sulla credibilità). Ma non è questo il punto. Il punto è che sono i condoni ad aver minato la certezza del diritto e della sanzione per chi viola le regole. Quindi, paradosalmente, tassando gli evasori, si toglie le credibilità a misure che tolgono credibilità alla rule of law. Come dire “evasore stai attento: anche se trovi un governo che fa strame della legalità, prima o poi troverai uno nuovo governo che ripristinerà la legalità”. R:I:P condoni futuri.