Vendite e produzione di auto sono in crollo (-32,6%, e -48,9% sull’anno precedente, secondo gli ultimi dati). Davanti a una crisi così drammatica anche il nostro governo, dopo di quelli di USA, Francia, Spagna, Germania e Regno Unito, ha approntato misure a sostegno di produzione e occupazione: un bonus di 1500 Euro per chi acquista una nuova auto rottamando la vecchia (oltre a detrazioni per elettrodomestici e mobili, per un totale di 2 miliardi). Sembrerebbero misure di buon senso, ma purtroppo non lo sono. Vediamo perché. Il sussidio, a differenza di un trasferimento di denaro, non accresce la capacità generale di spesa delle famiglie, ma rende relativamente più conveniente acquistare un bene (l’auto) piuttosto che un altro (una tv al plasma, una vacanza). Dunque esso modifica la composizione, non il livello, della spesa. Il problema di questa misura è che il settore dell’auto impiega relativamente meno lavoro e più capitale (macchinari) rispetto alla media degli altri settori. Ad esempio, un euro fatturato nel settore auto richiede circa la metà degli addetti di un euro fatturato in media nel settore manifatturiero (Fonte: Istat, conti economici delle imprese). Dunque, a parità di salario, per ogni euro che il sussidio dirotta sulle automobili, gli occupati del settore auto rischiano di aumentare solo della metà di quanto si riducono gli occupati dei settori dove si spende meno! Quanti posti di lavoro si perderanno? Questo dipende da quanto aumenterà la domanda di auto per effetto del sussidio, e da quanto si ridurrà la spesa negli altri settori. Accettiamo la stima del Centro Pro Motor (vedi precedente articolo) secondo cui, grazie al bonus, le vendite di auto aumenteranno di 300mila unità (di cui 2/3 di produzione nazionale). In questo caso, se la riduzione della spesa negli altri settori è molto piccola (un euro speso in auto riduce la spesa per altri beni di 25 cent), si ottiene che il bonus avrà un piccolo effetto positivo sull’occupazione (+3636 unità); se l’effetto è grande (un euro speso in auto riduce la spesa per altri beni 90 cent), si avrà una considerevole riduzione dell’occupazione totale (-8899 unità). Morale: il governo lasci perdere la politica industriale, utile solo alla lobby dell’auto, e soprattutto usi le risorse disponibili per mettere in piedi un’adeguata rete di protezione contro la disoccupazione, per sostenere la domanda con la spesa pubblica (possibilmente eco-friendly!), e, se il fine è il sostegno all’occupazione, riduca gli oneri fiscali del lavoro a carico delle imprese.