Il disastro aereo sul Sinai suggerisce una riflessione sul ruolo che oggi gioca l’informazione.
Al di là di quelli che sono le rilevazioni tecniche sulle cause, su cui ancora si hanno pochi dettagli, le contrastanti versioni appaiono perfettamente allineate agli incentivi politici (ed economici) delle parti.
– Un’ “attentato-bomba” dell’ISIS, secondo USA e GB, che hanno recentemente, e forse tardivamente , sposato una linea interventista on the ground, in funzione anti-ISIS e anti-Assad, dopo il massiccio intervento russo nella regione. Tornano alla mente le Armi di Distruzione di Massa (Weapons of Mass Distruction), mai trovate, usate da George W Bush per giustificare la campagna militare in Iraq del 2003.
– Un’ “attentato-bomba” dell’ISIS anche per ISIS, ovviamente, che vuole convincere il mondo arabo che la propria organizzazione è l’unica in grado di colpire gli infedeli in ogni luogo e senza pietà.
– Un “incidente aereo” per i Russi, che mirano a sostenere il loro alleato siriano, contro la minaccia Isis e contro i ribelli appoggiati dall’occidente, di cui vogliono scongiurare l’intervento.
– Un “incidente aereo” anche per gli Egiziani, terrorizzati di perdere le entrate del turismo.
Come per la strage di Ustica del 1980 temo che non sapremo mai quello che è successo.