Come si sa, la colonscopia è un esame fastidioso e imbarazzante: ti infilano un tubo con una micro camera nel didietro, per sondare lo stato salute del colon (vedi figura)
Buonsenso, professionalità e rispetto vorrebbero che gli accertamenti clinici si svolgessero con attenzione per la privacy del paziente. E invece no.
L’altro ieri ho fatto questo esame con il Servizio Sanitario Nazionale presso il Servizio di Endoscopia (Gastro) dell’Ospedale Maggiore – Policlinico di Milano (per la cronanca, alle ore 14 presso il padiglione Regina Elena, terzo piano, Via Fanti, 6).
Entrato in una angusta stanzetta al terzo piano, venivo invitato a spogliarmi e a vestire il camice, si noti, aperto sulle terga, davanti a tutti (la dottoressa, un infermiere ed una infermiera “operatrice del tubo”). Unico “riparo” un separè che non separava un bel nulla.
Sul più “bello”, mentre la dottoressa ed i due operatori sanitari si adoperavano diligentemente all’uopo, ecco arrivare un gruppetto di quattro dottori vocianti, guidati da quello che appariva il responsabile del reparto. Tutti di buon umore, cominciano a parlare, ad alta voce e per tutta la durate dell’esame, del nuovo regime di conteggio di presenze/assenze del reparto. Quasi fossero al bar, in realtà si trovavano a pochi centrimetri dal mio sedere. Alla faccia della privacy (mia)!
In altre condizioni avrei chiesto loro di tacere e avrei preso i loro nomi. Sedato e dolorante, non ho avuto la lucidità di farlo
Policy implication:
1) Cari Ministri Padoan e Lorenzin, per risparmiare sulla Sanità sarebbe una buona idea cominciare a far pagare multe salate a quei dipendenti pubblici che operano nello spregio dei contribuenti.
2) Non so a voi, ma a me questa storia ricorda l’Italia (io) e la Legge di Stabilità