Confesso: non ho ancora deciso chi votare Sindaco di Milano. La scelta sarebbe facile se si adottasse come unico criterio, pur legittimo, quello strettamente politico, da elezioni nazionali: sinistra/destra, PD/Forza Italia, pro-Renzi/anti-Renzi etc. Eppure, per elezioni comunali, la scelta dovrebbe dipendere (anche) da altre considerazioni: chi è meglio in grado di governare la città? Che tipo di città vogliamo? Servizi pubblici o iniziativa privata? Bike sharing o sicurezza delle periferie (in quali proporzioni) ? Settimana del design o illuminazione notturna? Jazz o liscio?
Premetto che ritengo i programmi elettorali carta straccia (di buone intenzioni è lastricato l’inferno) e dunque irrilevanti. In larga misura allora la scelta dipende dalle persone, i candidati sindaci ed i loro assessori, e dalla loro “indipendenza”.
Candidati sindaci
- Il profilo di Beppe Sala è abbastanza debole, professionalmente e soprattutto politicamente. Manager della Pirelli, TIM, Telecom, passa poi ad occuparsi di finanza, con quale competenza non saprei dire. Direttore generale del Comune con la giunta di centro-destra della Sindaca Moratti, in barba al conflitto di interessi diventa amministratore delegato di A2A controllata al 27.4% del comune di Milano (e al 27.4% da quello di Brescia). Assurge poi alla fama nazionale come rappresentante del Comune nella società pubblica Expo 2015, di cui viene poi nominato commissario unico. Viene anche nominato nel CdA della Cassa Depositi e Prestiti nel 2015. Su di lui si ricordano soprattutto le polemiche sulla scarsa trasparenza dei conti di Expo, sugli affidamenti di appalti a Eataly ed al suo architetto di fiducia, sulla sua dichiarazione dei redditi, che però non hanno avuto conseguenze penali. Una figura, a me sembra, abbastanza modesta, ed estranea per storia personale e comportamenti recenti, alla migliore tradizione della sinistra milanese.
- Più coerente mi sembra il profilo di Stefano Parisi. Passato dal centro studi CGIL, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri portato da Gianni de Michelis, conduce a termine per conto di Ciampi l’importante accordo salariale col sindacato del 1992. Come molti socialisti, trova rifugio nel centro destra: prima è City manager di Albertini, poi si aggancia al mondo di Confindustria, con cui aveva fatto gli accordi nel 1992, e di cui diventa direttore generale. Poi assume l’incarico di amministratore delegato di Fastweb, a cui aveva affidato l’incarico di cablare Milano quando era City Manager (altro esempio di passaggio spregiudicato dalla politica agli affari). Parisi, al contrario di Sala, è un politico prestato al modo degli affari, e non viceversa. Lo conobbi nella seconda metà degli anni ’90, quando gli affidai un modulo del mio corso di Politica Economica alla Statale Bicocca, e mi fece allora una buona impressione.
Candidati assessori.
Trasparenza avrebbe voluto che i due candidati sindaci proponessero ai cittadini le rispettive squadre di assessori. Ho cercato in rete. Invano. Nessuno dei due aspiranti sindaci si è degnato di proporre ai cittadini un gruppo di persone qualificate alle quali affidare gli assessorati. Immagino che gli incarichi dipenderanno dall’esito di complicate negoziazioni in cui si pesano i voti riportati dalle varie componenti delle coalizioni in lizza. E’ un pessimo segnale, che accomuna entrambi i candidati.
Interessi generali e gruppi di pressione.
L’ultima questione è questa. Gli interessi economici che gravitano intorno alla città sono molto grandi. Si stima che l’area metropolitana di Milano produca il 10% del PIL nazionale. Quale coalizione dà maggiori garanzie che gli interessi comuni non vengano sacrificati a quelli dei gruppi di pressione, privati, pubblici e politici?
La risposta, amico mio, sta soffiando nel vento…