Le domande da 100 milioni di euro che di questi tempi vengono rivolte agli economisti sono due: 1) qual’è il destino dell’ ‘Euro? e 2) L’Italia rischia il default? Le risposte sono collegate. Il break-up della zona dell’Euro è oggi diventato un evento con probabilità positiva: si parla oramai di una possibile fuoriuscita della Grecia, Portogallo e Italia dall’Euro, di un Euro1 (forte) a cui potrebbe essere affiancato un euro2 (debole). Questo fatto porterà, ceteris paribus (e.g Silvius manentis), ad un’accellerazione della crisi italiana. Facciamo un esempio: supponiamo che la probabilità che l’Italia esca dell’euro insieme agli altri paesi a rischio passi da zero al 30%, che in questo caso i mercati anticipino una svalutazione del 40% della nuova moneta rispetto all’euro, e che il debito nazionale sia forzosamente ridenominato in euro 2. Questo significa che gli investitori richiederanno, per investire in titoli italiani, oltre al premio per il “rischio default”, oggi al 4,1%, altri 12 punti percentuali ( = 0.3 x 0.4) per coprire il deprezzamento atteso, cioè la perdita attesa in conto capitale dovuta all’aver investito in titoli denominati in euro2. L’effetto sarà di far schizzare lo spread a 16.1 punti, un livello insostenibile, che ci renderebbe immediatamente insolventi.