Gli inguaribili “ottimisti” del PIL

Finalmente due buone notizie! L’Italia supera la Gran Bretagna nella classifica del PIL, e l’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e Sviluppo con sede a Parigi, annuncia non solo che la ripresa da noi c’è, ma che è addirittura la più forte del mondo (+10,8%)! Di che essere fieri! O no? Purtroppo no. Il dato sul sorpasso della Gran Bretagna (ricordate quello sbandierato da Craxi a fine anni ‘80?) riflette un fatto meramente contabile, il deprezzamento della sterlina nei confronti dell’euro. Nel gennaio 2008 una sterlina valeva 1,36 euro, oggi ne vale solo 1,12 (- 18%). Correggendo per questo effetto si vede invece che la distanza nel reddito nazionale tra i due paesi, la linea rossa nel grafico, è continuata a crescere, dall’8% nel 2000 al 19% nel 2009 (fonte: FMI, PIL a parità di potere d’acquisto).
Distanza PIL Italia e UK in Parità Potere d’Acquisto (fonte: FMI)

E la ripresa dell’OCSE? Ma ripresa di che? Reddito, consumi, investimenti, occupazione, e vendite al dettaglio sono in caduta (fonte: Istat). La ripresa è del CLI (Composite Leading Indicator), un sofisticato indice statistico che cerca di prevedere l’andamento della produzione industriale rispetto al livello potenziale di pieno impiego. La produzione industriale, in effetti, è cresciuta in agosto (e poi calata a settembre). Ma, tecnicamente, il CLI ha un grave difetto: segnalerebbe una ripresa anche quando, per la chiusura delle imprese, il potenziale produttivo dovesse cadere! Quello che proprio stupisce non è tanto l’inguaribile “ottimismo” dei nostri governanti, ci siamo abituati, quanto come questo abbia obnubilato gran parte dei mezzi di informazione (con l’eccezione de La Stampa (Deaglio) e del sito www.noiseFromAmerika.com (Brusco,  Topa)).

PS: Questo articolo, scritto sabato 7 /11, è uscito su Metronews (11 novembre 2009), v. anche Giavazzi su www.lavoce.info del 9/11.