Per valutare l’appello del Sig. Melani affinché gli italiani si ricomprino il proprio debito, occorre tenere presente alcuni fatti. Secondo la Banca d’Italia (debito PA, maggio 2011), le banche e le assicurazioni italiane detengono circa il 43.6% del debito pubblico italiano (in totale 1897.5 miliardi), mentre famiglie e imprese residenti ne possiedono il 13.1% e i non residenti il 43.3%. Dunque per rendere “italiano” il debito estero le famiglie e le imprese dovrebbero più che triplicare il valore del debito che possiedono comprando circa 821.3 miliardi di debito estero. Poiché al primo gennaio 2010 la popolazione italiana, al netto degli stranieri, è formata da 56.1 milioni di persone, ciascun italiano, bebè compresi, dovrebbe sborsare 14mila e 640 euro. Un bel po’, ma probabilmente non sarebbe sufficiente. Infatti, c’è un altro problema. Quando viene eseguito un ordine telematico di acquisto o di vendita, in generale è molto difficile porre vincoli sull’identità della controparte. In altri termini, io posso decidere di comprare 14,640 euro di titoli di stato ad un prezzo/rendimento prefissato, ma non posso scegliere da chi comprarlo. Dunque le famiglie potrebbe ritrovarsi a comprare tutto il debito di banche assicurazioni italiane, senza che nulla cambi circa l’esposizione nei confronti dell’estero. Già nel passato (Bond argentini, Cirio) le banche italiane si sono mostrate molto abili nello scaricare titoli spazzatura ai propri correntisti: dunque, non sorprende il plauso dell’AD di Banca Intesa Passera alla lodevole ma ingenua iniziativa del Sig. Melani. Per essere efficace, l'”italianizzazione” del debito dovrebbe riguardarne l’intero stock detenuto da banche e assicurazioni italiane oltre al settore estero: ciascun italiano dovrebbe sborsare 28 mila 172 Euro!