Avete notato? Da un po’di tempo i teorici della “decrescita felice” non si sentono più. Forse perchè, ora che il PIL “finalmente” scende, -2,5% nel 2012 in Italia, la disoccupazione supera l’ 11% della forza di lavoro e oltre il 37% trai giovani, le piccole imprese chiudono, le famiglie riducono i consumi e danno fondo ai risparmi, e i governi continuano a tagliare le spese e ad aumentare le imposte, questi “teorici” preferiscono farsi dimenticare. Certo, è vero che le cose più importanti nella vita non si comprano, e che si può essere “poveri ma belli”, ma di sicuro il buon vecchio PIL ( il reddito prodotto all’interno di un paese, al lordo delle spese per ammortamenti) aiuta, e molto. Fa giustizia delle molte sciocchezze che si leggono su “PIL e felicità” , un recente lavoro di Sacks, Stevenson e Wolfers, di cui riporto due figure.La prima (sopra) mostra la relazione tra PIL pro-capite e indice medio di”soddisfazione” della propria vita riportato nei 122 paesi considerati nel 2010. La seconda figura, in basso, mostra per diversi paesi nel tempo, la relazione tra il reddito medio delle famiglie in termini reali e indice di “felicita” . Le figure si commentano da sole (per altre osservazioni si veda il post di Tim Taylor)