Caro Mario Natale,
quest'anno mi sono comportato abbastanza bene con gli studenti, per cui ti chiedo ti portarmi queste riforme (sapendo che non potrai esaudire molti di questi desideri, per ragioni di aritmetica politica) . Vorrei
- la privatizzazione delle fondazioni bancarie (questi strani centri di potere occulto e irresponsabile)
- l’abolizione degli ordini professionali (tutti)
- la privatizzazione della rai (preferibilmente di almeno due canali), l’abolizione del canone insieme alla messa all’asta delle frequenze
- la riforma costituzionale (al primo punto l’abolizione delle regioni a statuto speciale, al secondo quella del senato, grazie, ma della camera delle regioni non sento il bisogno)
- l’allineamento di tutti gli stipendi pubblici a quelli di una media ponderata dei paesi OCSE che abbiano simile reddito procapite (diciamo entro una deviazione standard, in più o in meno)
- la privatizzazione delle public utilities (elettricità, gas, acqua) ed il divieto di enti locali a detenere quote in tali società
- la separazione (da proporre in sede europea) del sistema bancario tra attività di banca d’affari e di retail
- l’inclusione nella nuova imposta IMU/ICI di tutti gli immobili utilizzati per attività a carattere oneroso/commerciale anche se svolte per fini nobili
- l’abolizione del valore legale del titolo di studio, e la soppressione di quelle università pubbliche i cui standard scientifici risultino inadeguati,
- il collegamento (vero) tra qualità della ricerca e fondi pubblici
- la liberalizzazione dei trasporti (tutti) e la revoca e messa all’asta di tutte le concessioni (dalle autostrade, a equitalia)
- l’abolizione dei sussidi alla stampa (senza e con S maiuscola)
- la riforma del mercato del lavoro, dei contratti e della cassa integrazione (mi piacerebbe poter negoziare in prima persona le condizioni del mio contratto di lavoro con l’Università, proprio come facevo all’estero)
Caro Mario, ti ringrazio e, nonostante la mia non più acerba età, continuo a credere in te. Il tuo
Paolo Manasse
p(lay)s(tation): lo so che è difficile, ma, insomma, vorrei vivere in un paese dove il mio maestro di piano jazz, Franco D’andrea, votato miglior musicista jazz europeo nel 2011, a oltre settantanni, fosse più popolare e ricco di Zucchero.
(lastampa 24/12/2012)