Questo Articolo del 22 gennaio (in Polacco) cita la prima versione del mio lavoro con Nouriel Roubini, poi uscito su Journal of International Economics (2009), Qui riporto la traduzione di Google Translator
“Tra i 14 Paesi più vulnerabili nel 2010 alla crisi c’è la Polonia”
Venerdì 22 gennaio (10:00)
Nell’autunno 2008 l’Islanda, la Lettonia nel 2009, e poche settimane fa Dubai : ora le agenzie di rating prevedono una “morte lenta” per Grecia e Portogallo. La buona notizia è che esiste un modello che permette l’identificazione precoce dell’insolvenza dello Stato. Purtroppo, la cattiva notizia per la Polonia è che essa è tra i paesi a rischio.
Nel corso degli ultimi decenni si sono più volte verificati episodi di insolvenza sovrana. Anche se sono radicalmente mutate le condizioni economiche e politiche rispetto agli anni ’80, sono aumentati costantemente in paesi in default, cioè quelli che non sono stati in grado di soddisfare i loro obblighi per i creditori stranieri. In settimane recenti, tra i potenziali candidati ad alta probabilità di bancarotta si possono mettere in Dubai, il Venezuela e la Grecia.
In questo breve articolo voglio comunicare due notizie: una buona e una cattiva. La buona è che nel caos di informazioni e di sovrabbondanza di dati economici, si possono trovare pattern ripetuti, che permettono di individuare i paesi a rischio di insolvenza. La cattiva notizia è che tra i 14 Paesi più vulnerabili nel 2010, c’è anche la Polonia.
Esistono diverse tipologie di crisi, in relazione ai fondamentali dell’economia di un paese particolare. Le autorità dello Stato possono, per esempio, semplicemente rifiutarsi di rimborsare i prestiti contratti con i creditori stranieri, così come negli anni ’90 del secolo scorso hanno fatto Russia, Ecuador e Argentina. In altri casi, formalmente riescono ad evitare il fallimento, attraverso la ristrutturazione del debito, o una improvvisa ristrutturazione delle condizioni del prestio (ad esempio l’Ucraina, Pakistan e Uruguay), ovvero ricorrendo all’assistenza di aiuti finanziari- il Fondo monetario internazionale, tra gli altri, ha salvato dalla bancarotta Brasile, Messico e Turchia, e nel mese scorso l’Ungheria.
Il un lavoro scientifico pubblicato dal Fondo monetario internazionale nel 2005, due economisti hanno sviluppato una metodologia che può essere descritto come un sistema di allarme preventivo, prima che lo Stato diventi insolvente. Uno degli autori del lavoro è Nouriel Roubini, l’ economista che nel 2008, esprimendo opinioni allora impopolari, fu trai pochi a prevedere la crisi finanziaria mondiale…
L’analisi mostra che l’attenzione su un singolo indicatore quale il debito estero complessivo in rapporto al PIL, spiega poco, e che occorre prendere in considerazione anche fattori quali la struttura del debito (ad esempio, a breve del debito termine rapportato alle riserve in valuta estera), la volatilità dei tassi di cambio, l’inflazione e la stabilità politica: in questo modo è possibile creare diversi “profili” di potenziali “falliti”.
Gli economisti hanno fatto uso per questo scopo così. di alberi decisionale – uno strumento di cui beneficiano anche ricercatori in altri campi, genetica e la cardiologia, per determinare i gruppi più vulnerabili al rischio (ad esempio) di un attacco di cuore. Delle 50 variabili economiche che descrivono i fondamentali dell’economia, ne vengono selezionate dieci, tra le quali il debito dello Stato, la liquidità e la stabilità politica, che hanno il più grande valore nel predire l’insorgenza di crisi.
Per gli interessati ai dettagli, mi riferisco alla metodologia del lavoro dal titolo “Le regole del pollice per le crisi del debito sovrano”, di Nouriel Roubini e Paolo Manasse.
Łukasz Wróbel (http://biznes.interia.pl/)