Dopo l’iniziale euforia seguita all’annuncio del piano Europeo – FMI, un salvagente da 750 miliardi per difendere il debito dei paesi della zona dell’euro che ne avessero necessità, le borse europee appaiono ancora in caduta libera, e l’euro continua a indebolirsi rispetto al dollaro. Che cosa sta succedendo? Succede che i mercati hanno (tardivamente) acceso i riflettori sui debiti e sul cattivo stato di salute di alcuni paesi europei del mediterraneo, a cominciare dalla Grecia: crescita col segno meno, perdita di competitività, elevati disavanzi con l’estero e spese pubbliche (e consumi privati) finanziati in debito. Diffidando della solvibilità di questi paesi, gli investitori ne vendono i titoli, pubblici e privati, e spostano i capitali verso dollaro e paesi asiatici, cosicché le borse europee cadono e l’euro pure. Dopo Irlanda, Grecia, Portogallo, Spagna, ora tocca a Germania, Francia e Italia di metter mano al portafogli per migliorare i conti pubblici, gravati dalla recessione economica che ha fortemente ridotto le entrate e fatto crescere le spese. Cosa ci dobbiamo aspettare? Più di due terzi della spesa pubblica italiana se ne va in stipendi ai dipendenti, pensioni e sanità. Per migliorare i conti di 28 miliardi, i tagli più consistenti verranno da lì. Ridurre gli stipendi dei politici o dei “mandarini” dei dirigenti pubblici è sacrosanto, ma porta a risparmi irrisori. Di ridurre le entrate, già calate con la recessione, proprio non se parla. Qualcosa, forse un miliardino, si potrebbe ottenere abolendo le province e gli enti inutili, ma la Lega si oppone (dopo la fatica che le è costato entrare nella stanza dei bottoni..). Tassare le rendite finanziarie? Sarebbe giusto, ma ogni punto di imposta rischia di far aumentare in proporzione il costo del debito pubblico, che già oggi assorbe circa cinque punti di PIL, e di innescare la crisi di fiducia che le misure vogliono evitare. Tremonti potrebbe “aprire” l’ultimo scudo fiscale e dire che, beh, si era sbagliato e l’aliquota sui capitali fatti rientrare non era del 5 ma del 10 per cento. Oppure basterebbe abolire il segreto bancario (che non esiste negli Stati Uniti, per esempio) e dire “ciao”, una volta per tutte, all’evasione fiscale. Il problema è che, da che mondo è mondo, i costi dell’aggiustamento si scaricano sugli elettori altrui, non sui propri…
(da MetroNews, 22/5/21010 )