Suscita in me un po’ d’ imbarazzo la scelta di commentare la “giustificazione teorica” della Legge di Stabilità fornita dall’ubiquo sottosegretario Polillo in un recente post . Un po’ come quando dopo aver corretto un compito disastroso scopri che l’autore è uno dei tuoi studenti più vivaci. Eppure il modo in cui il sottosegretario motiva la scelta del governo di aumentare l’IVA e ridurre l’IRPEF sui primi due scaglioni lascia estererrefatti. Due sono gli argomenti:
- …Se aumento il prelievo diretto
escludo, per definizione, ogni possibile altra scelta. Non ho soldi per
acquistare: punto e basta.Se aumento, invece, l’imposizione indiretta, ho uno spazio maggiore.
Posso risparmiare, rinunciando al consumo. In alternativa posso comprare
prodotti che hanno un prezzo minore. E’ il cittadino che sceglie e non
lo Stato che si sostituisce al singolo
Ovviammente è vero l’esatto contrario. Se tasso il reddito, permetto ai consumatori di scegliere se utilizzare il minor reddito per consumi o risparmi: in gergo economico ho principalmente un effetto di reddito. Se tasso i consumi, distorco le decisioni inducendo maggiori risparmi (effetto sostituzione) . La teoria della tassazione ottimale dice che si dovrebbero minimizzare gli effetti distorsivi delle imposte, tassando con aliquote più alte i beni/attività che reagiscono meno al variare dei prezzi, tenendo conto degli effetti redistributivi. Poichè l’offerta di lavoro è notoriamente inelastica rispetto ai consumi di beni e servizi, la scelta di aumentare l’IVA e ridurre l’IRPEF non trova giustificazione in termini di efficenza, mentre è probabilmente controproduttiva in termini di redistribuzione (v. link precedente). Prosegue il sottosegretario,
- …Da un punto di vista macroeconomico, aumentare le imposte indirette e
ridurre le imposte dirette significa operare una sorta di “svalutazione
fiscale”. Le imposte indirette gravano sulle importazioni, ma non sulle
esportazioni. L’esatto contrario si verifica nel caso opposto. Dove il
peso della tassazione si scarica sui “fattori della produzione”
aumentando il costo relativo, mentre le politiche fiscali dei nostri
concorrenti risultano più competitive. Questo spiega perché in Francia e
in Germania il carico fiscale è diversamente ripartito. Meno imposte
personali, più imposte indirette.
Questa storia della “fiscal devaluation”, probabilmente tratta dal Fiscal Monitor del IMF, proprio non convince e denota nei suoi sostenitori una scarsa familiarità con teoria del commercio internazionale (to say the least). La riduzione delle imposte IRPEF per favorire i beni esportati e l’aumento dell’IVA per gravare quelli importati sono un modo indiretto di sussidiare le esportazioni gravando le importazioni. Ma, se ci limitiamo ai sussidi all’export, come sanno gli studenti che abbiano frequentato un corso base di Economia Internazionale, questi riducono il benessere nazionale perchè hanno questi effetti:
- accrescono i prezzi per i produttori/esportatori e per i consumatori italiani, beneficiando i primi ma danneggiando i secondi, seppur in misura minore
- riducono i prezzi esteri delle esportazioni, a vantaggio dei consumatori esteri : il che fa aumentare le nostre esportazioni
- Comportano maggiori uscite per il bilancio pubblico
- inducono un peggioramento delle ragioni di scambio con l’estero (l’altra faccia della maggiore competitività) ovvero: bisogna esportare una maggiore quantità di bene per poter importare la stessa quantità di beni prodotti all’estero
Sommando 1-5 si ottiene un saldo negativo per il benessere nazionale (e positivo per quello estero). E’ vero che il gettito dell’IVA in Italia è molto più basso che nel resto d’Europa. Man questo è dovuto da un lato alla forte evasione, dall’altro alle numerosissime esenzioni , tra le quali spiccano quelle relative alla tassazione privilegiata dei capitali, che il governo non ha sostanzialmente intaccato.
Mi resta solo il dubbio: perchè il Prof. Monti ha lasciato che il Dr Polillo assumesse di fatto il ruolo di portavoce del governo, causando con le sue esternazioni grave imbarazzo?