E’ dura a morire l’abitudine di usare soldi pubblici a fini privati. All’Università lo si fa premiando la fedeltà del candidato “interno”, tipicamente l’ “assistente” del barone(tto) locale, a danno di candidati più meritevoli. Dopo il caso del Università del Piemonte Orientale, per altro conclusosi con un lieto fine, un nuovo esempio di mala-università sembrerebbe offerto dal concorso per un posto di ricercatore in Politica Economica all’Università dell’Insubria. Come denuncia il collettivo per la trasparenza nei concorsi , vince anche in questo caso il candidato che, sulla basse di tutti gli indicatori scientifici disponibili, risulta il peggiore in assoluto tra i candidati. Ben 5 (delle 6) pubblicazioni presentate dal candidato sono però scritte in collaborazione (surprise surprise!) con il presidente della Commissione, il prof.Garofoli Tutte le informazioni necessarie per farsi un opinione sono disponibili al link del collettivo per la trasparenza nei concorsi. Se si trattasse di un’Università privata, non ci sarebbe nulla da ridire: ognuno si assume i collaboratori che merita. Ma quando parliamo dei soldi dei contribuenti le cose cambiano. Fa onore al mio amico e collega di Dipartimento di Bologna, Antonello Scorcu, l’essere stato l’unico tra i commissari a non votare per il vincitore.